LA NASCITA DEL REVENGE DRESS

Scagli la prima pietra colei che non ha mai vissuto quella situazione maledetta in cui si è vittima di un torto da parte di un uomo.

Siamo state lasciate? E’ venuto fuori un tradimento che da privato è diventato pubblico arrivando sulla bocca di tutti? Ci hanno fatto apertamente girare le scatole in pubblico sottovalutandoci o dandoci per scontate?

Ebbene. 

Mentre il cinquanta per cento della popolazione femminile è pronta a non reagire ad una situazione del genere ed a colpevolizzarsi in una camera buia senza vedere il giorno per settimane chiedendosi dove ha sbagliato, l’altro cinquanta percento parte all’attacco con un plotone d’esecuzione che, in questo caso, sarebbero nient’altro che le amiche.

Chiaramente io faccio parte di questo secondo gruppo ed è proprio da qui che qualche giorno fa mi è spuntata in testa questa riflessione. 

La primissima reazione che questa fetta di donne ha, di fronte ad una situazione analoga, è quella di sguainare le spade. 

Non ci apprezzano?

Non ci danno ciò che meritiamo?

Non si dimostrano alla nostra altezza?

Sportive e per niente rancorose faremo in modo che si pentano di essere nati. 

Da questo momento in poi solitamente si apre una caccia alle streghe di traking compulsivo per capire dove e come poter incontrare il suddetto individuo e farlo così pentire di essere venuto direttamente al mondo.

I metodi attraverso i quali mettiamo in atto questa vendetta sono molteplici:

costruiamo chilometrici telefoni senza fili per far arrivare alle loro orecchie da amici di amici di come siamo così contente di aver incontrato questo o quello e di come siamo già passate oltre in corsa su un cavallo offerto da un altro pretendente. 

Oppure pubblichiamo sui social foto patinate e studiate, spesso risalenti a decenni prima, dove abbiamo tipo il corpo di una sedicenne ma siamo di schiena (giusto così per non farci scoprire). 

Postiamo fotografie che ci ritraggono in questa o quella città, facendo presumere a non si sa chi che siamo in realtà in viaggio verso lidi lontani e che tutto ciò che li riguarda è soltanto un vecchio ricordo. 

Ma signore, correggetemi se sbaglio vi prego, nessuno degli uomini in questione risulterà mai vittima di nessuna di queste operazioni strategiche, per quanto minuziosamente programmate.

Nessuna, tranne una. 

Partiamo da lontano. È il 29 giugno 1994 ed il Principe d’Inghilterra Carlo ha appena ammesso in diretta tv di aver tradito la sua ex moglie, la meravigliosa Lady D, con quel topo spettinato di Camilla Parker Bowles.

Mentre il cinquanta percento delle donne si sarebbe gettato tra le lenzuola a disperarsi, Lady D, Signore, fa parte del nostro plotone. 

La sera stessa, al Galà di Vanity Fair alla Serpentine Gallery, Diana Spencer si presenta lucente come una gemma unica al mondo. La sua stilista dichiererà in seguito che quella sera proprio Lady D le disse ‘Voglio brillare come un milione di dollari’. 

Fasciata in un cortissimo tubino nero di seta attillato con scollatura tattica off-shoulders e tanto di spacco vertiginoso, il tutto impreziosito da un choker di perle con un gigantesco smeraldo, Lady Diana da alla luce la gioia di noi donne oltraggiate: il Revenge Dress.

L’abito della vendetta infatti, è proprio quello lì che ci teniamo nell’armadio e che ci sta una bomba ma che teniamo in serbo per le occasioni speciali. Quelle occasioni in cui chi ci vede si deve mangiare le mani (e anche i polsi) per ciò che ha appena perso. 

Una specifica va fatta però: il revenge dress non è mai mirato al ritorno di fiamma. Il revenge dress è fine a se stesso e serve solo come pasto unico per il nostro ego. 

La leggenda inoltre, vuole che prediligendo quel minidress disegnato da Christina Stambolian per lei tre anni prima, ed inizialmente accantonato perché troppo lontano dalle regole dell’etichetta, Lady D gettò nel panico anche la stampa che la aspettava vestita di un Valentino rosso fuoco, già precedentemente preannunciato. 

Sfrontata, sensuale ed immensamente seducente, quella sera Lady D diede un nome ed un cognome a qualcosa che tutte, almeno una volta nella vita abbiamo provato. 

Proprio a fine mese ricorrerà il compleanno del Revenge Dress e quale occasione migliore di ricordare a noi stesse che farci definire da quello che ci capita non è solo sbagliato, è da galera.

E che se vogliamo brillare, e decidiamo di farlo, possiamo far impallidire chiunque o qualunque cosa si interponga tra noi e la nostra personalissima soddisfazione. 

Lascia un commento